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Attività

Passaggi di Vento - 2024

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PASSAGGI DI VENTO 2024

“Il Mondo Magico”
Sabato 7 e Domenica 8 settembre 2024
Chiesa di Santa Margherita, borgata Chiappera
Acceglio (Cn), Valle Maira

Nei secoli precedenti la montagna è stata spesso dipinta come un luogo dove le valli, le creste e i colli erano un deserto non percorso dall'uomo, una specie di terra maledetta, inospitale, regno del mistero e del maligno, in cui mostri pagani e diavoli cristiani, fra loro concorrenti, scatenavano le loro selvagge e grottesche sarabande. Idea da sfatare, seppure i dati demografici correlati agli insediamenti mostrino che un sensibile incremento è da riferirsi sino alla prima metà del novecento, i territori di montagna sono da sempre stati luoghi di passaggio, commercio, incontro fra le genti. La storia del popolamento alpino si sedimenta su un variegato patrimonio culturale e umano che vuole rimanere nella storia, con alcuni elementi che sono parte integrante dell'universo del folklore universale, per temi e motivi ricorrenti.

Si intende quindi mantenere il focus su un territorio come quello montano, cercando di trovare il luogo di osservazione che permetta di allargare il nostro sguardo verso un altrove, un’alterità o quell'altra faccia della medaglia su cui si espone un diverso aspetto del tempo. Una tale convergenza di fattori produce l’innesco della riflessione sulla relazione fra i soggetti e il mondo. E questa relazione è la sorgiva di quel concetto, o modello, che abbiamo indicato con il concetto di mondo magico.
Per quanto ai fini di una sua collocabilità non risulti individuabile alcun luogo fisico, il mondo magico rappresenta il piano pertinente al sentire profondo dell’essere umano dal quale, a seguito di un’idea di organizzazione dell’esistenza, riaffiora unitamente a delle leggi le cui prerogative non si espletano in un crudo esercizio di controllo, rivolgendosi invece ad assolvere una funzione formativa nell’accompagnamento all’autonomia e alla consapevolezza dell’esistente, quindi alla conseguente capacità di interpretazione critica dei tempi connessi. Non solo la ricerca di un senso ma, al contempo, un fortificarsi nel saper vivere il presente, concordemente a un processo evolutivo dello spirito umano predisposto a coniugare l’avanzamento della specie con le nuove sfide del divenire.

Nell’incontro fra culture, i popoli e le civiltà occidentali si sono solitamente identificati con la ragione e con quella “logica del concreto” per via della quale si è prodotta una miscela comprensiva di atteggiamenti razzisti, forme di genocidio, sfruttamento, acculturazione forzata, complesso di superiorità paternalistico, facenti parte di politiche coloniali che hanno marcato, attraverso meccanismi di identità, fra posizioni di egemonìa e subalternità, il campo di forze in cui si gioca il rapporto fra dominatori e dominati. Assumere le polarità fra mito e scienza, popoli “primitivi” e “civilizzati”, rappresenta il tentativo di sfuggire a quella “ipercomunicazione” nella quale le differenze sono progressivamente e acriticamente accettate ma non dialettizzate; la fabbrica dell'incosciente consenso, terreno fertile dell'illibertà.

La proposta di convegno su una tale tematica si ispira alla cornice offerta da Ernesto De Martino, ovverosia a quel tentativo di impegno vòlto a muovere il passo in una ricostruzione della struttura del mondo magico, la quale restava, per il nostro studioso, l’unico modo per recuperarlo alla storia. Una struttura che ci permette, ancora una volta, di pensare il nostro rapporto con il concetto di territorio, provando ad allargare il nostro orizzonte sul generale a partire dal particolare, con la riformulazione della questione dei “poteri magici” e del loro valore simbolico. Un rilancio ad allargare l’autocoscienza culturale, superando ogni forma teologizzante, rinviando alle persone della storia, “in carne ed ossa”, alla concretezza dei loro storici rapporti. Così, agli uomini di Benjamin, quelli macinati dalla Storia, diventati in De Martino quei soggetti che “irrompono nella storia”, si uniscono le testimonianze orali dei “vinti” fermate dal magnetofono di Nuto Revelli.
Memorie e saperi che vengono recuperati per essere detti e significati. Storie di dominatori e dominati emergenti dalle testimonianze del materiale folklorico e religioso, “rottame disorganico” recuperato e diventato documento di un’unica storia. Questo ci porta a riflettere sulla natura e la capacità delle scienze filosofiche e sociali di studiare le culture e “fabbricarle”, per effetto dell’”espressione”, cioè del modo in cui le idee lavorano emozionalmente e dipingono un’immagine del mondo a seconda della forma in cui sono espresse attraverso il linguaggio.

Il recupero del mondo magico dal passato risulta un possibile “propellente” che può aiutare a definire un’analisi del presente delle nostre comunità, e uno strumento per provare a delineare quali possibili futuri potrebbero essere percorribili. Il mondo globalizzato che si è profilato all’orizzonte nelle ultime tre decadi, noto come neoliberismo, ha portato a una deregolamentazione che, per un’accelerazione indotta via via dalle nuove tecniche digitali, ha modificato sostanzialmente il nostro stesso rapporto con la realtà, rendendoci testimoni di una crisi dall’impatto apocalittico: un mondo che ci appare striato, percorso da continue divisioni sia orizzontali che verticali, legate a gerarchie di potere e al tempo stesso mobili e dinamiche, dove i meccanismi di controllo divengono sempre più immateriali, seppure legati a dispositivi apparentemente ineffabili.
Memoria orale e memoria scritta sono campi che si apparecchiano come piani di lavoro e supporti utili a introdurci nella memoria digitale, in quel dibattito sull’Intelligenza Artificiale, sul transumanesimo, lo cyborg, dove il processo di virtualizzazione che accompagna l’avventura del genere umano ci dice, o prefigura, che l’astratto di oggi sarà il concreto di domani.
In questo passaggio in chiaroscuro l’intelligenza artificiale ci pone questioni etiche, poiché molti sono i dubbi sui risvolti legati alla sua capacità di potere e di prendere il soggetto nella sua grammatica, rendendo inutile il suo sapere specifico. Occorrono strumenti per l’analisi di una realtà che sta emergendo sempre più concretamente e che coinvolge quella “sensibilità vitale” che è il fenomeno primario della storia, la prima cosa da definire se si vuole essere in grado di comprendere un’epoca.

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